Nel 174° anniversario della Repubblica Romana è doveroso ricordare uno dei momenti più alti del nostro Risorgimento, che vide la partecipazione e il sacrificio di tanti giovani donne e uomini animati dagli ideali di libertà, uguaglianza e fratellanza.
Proclamata il 9 febbraio 1849 da uomini liberi, animati dal desiderio di un’Italia repubblicana, si concluse tragicamente il 4 luglio, segnando il definitivo spostamento verso posizioni moderate e monarchiche del movimento risorgimentale.
Il frutto più significativo di quell’esperienza, sia pur breve, ma che vide concretizzarsi l’ideale mazziniano di repubblica quale «sistema che deve sviluppare la libertà, l’eguaglianza, l’associazione e per conseguenza ogni pacifico sviluppo di idee, quando anche differisse in qualche parte dal nostro», fu la Costituzione votata all’unanimità il 1° luglio 1849 e promulgata il 3
luglio, nella quale erano sanciti il suffragio universale, la libertà di pensiero, di religione, di associazione, l’abolizione di ogni tribunale speciale, della censura preventiva e della pena di morte.
Soltanto un secolo più tardi tali principi trovarono finalmente attuazione nella Costituzione della Repubblica Italiana (approvata il 22 dicembre 1947, promulgata il 27 dicembre, entrata in vigore il 1° gennaio 1948), la quale sancisce nel suo terzo articolo che «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».