Il 18 ottobre 1794 venivano giustiziati mediante impiccagione, per ordine del paterno governo borbonico, in piazza Castello a Napoli, Emanuele De Deo, Vincenzo Galiani e Vincenzo Vitaliani, rei di stato per aver “seminato nel popolo” le idee di libertà e di uguaglianza.
Iniziava così il Risorgimento italiano.
Ricordare il sacrificio dei giovani patrioti repubblicani meridionali oggi vuol dire respingere tutte le letture distorte e le falsificazioni che vogliono ridurre il Risorgimento a mera conquista regia dei Savoia a discapito degli altri Stati italiani, ad un evento diplomatico e militare, favorito da fantomatiche cospirazioni internazionali.
Vuol dire riaffermare il carattere di rivoluzione politica e culturale del Risorgimento.
Una rivoluzione che ha avuto il suo prezzo, come tutte le rivoluzioni, ma senza la quale non avremmo mai avuto la moderna nazione italiana, libera, democratica, repubblicana, aperta all’Europa, voluta da Mazzini e Garibaldi
Una rivoluzione di cui il Sud non è stato spettatore passivo o peggio ancora vittima sacrificale, ma protagonista attivo.
Vuol dire rivendicare l’attualità della Rivoluzione napoletana del 1799, dei moti del 1820-21 e del 1848, del sacrificio di Carlo Pisacane,dell’impresa garibaldina che vide partecipare decine di migliaia di meridionali a fianco dei volontari provenienti da tutta Italia e non solo, delle molteplici anime del Meridionalismo, della tradizione democratica mazziniane e garibaldina dei Bovio, dei Colajanni, degli Imbriani – del Secondo Risorgimento – la Resistenza – che ebbe nelle quattro giornate di Napoli uno dei suoi momenti più alti di partecipazione corale e popolare.
Vuol dire ribadire la necessità di un Meridionalismo rinnovato, che si ricolleghi alle proprie radici illuministiche, risorgimentali e democratiche, la cui latitanza ha consentito il diffondersi di un sudismo piagnone e vittimista.
Facciamo quindi appello all’opinione pubblica, alla società civile e al mondo culturale meridionali e italiani perché rifiutino la logica rituale della rievocazione di una memoria che, in quanto tale, non può che essere soggettiva e di parte ed altro non è oggi che l’alibi per classi dirigenti incapaci, pronte a scaricare sul passato la responsabilità dei propri fallimenti e – respingendo le suggestioni di un Sud folcloristico che altro non fa che riproporre riverniciati a nuovo tutti i più vieti stereotipi sul Mezzogiorno – animi una nuova stagione culturale di ricerca e di dibattito che, a partire dalla riscoperta autentica del Risorgimento meridionale in tutta la sua complessità, sappia imporre nuovamente la questione meridionale come grande questione nazionale, immaginando un Sud Mezzogiorno d’Europa, lontano da ogni chiusura identitaria e da ogni nostalgia reazionaria.
Annita Garibaldi Jallet Mario Di Napoli
Associazione Nazionale Veterani e Reduci Garibaldini Associazione Mazziniana Italiana
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