Sabato 13 novembre la Sezione di Poggio Mirteto e la Banda Nazionale Garibaldina della ANVRG hanno dato l’ultimo saluto a Vincenzo Di Mario, uno dei fondatori della Sezione negli anni ’60 del secolo scorso, presidente della stessa dal 2010 al 2019 e factotum della Banda da quando fu riconosciuta come Banda della ANVRG in occasione del 100° anniversario della Campagna dell’Agro Romano del 1867, alla quale parteciparono 16 suoi bandisti al seguito del Gen. Garibaldi che formarono la Fanfara Leonina, diretta dal mirtense M° Angelo Tiburzi.
Il commiato di saluto garibaldino è avvenuto nella piazza della città davanti al feretro coperto dalla Bandiera della Associazione durante il quale, prima la presidente della Banda Denise Lupi ha ricordato con commozione le doti umane del defunto, e subito dopo l’avv. Gianfranco Paris, presidente della Federazione delle Sezioni dell’Italia centrale ha pronunciato l’orazione funebre.
Lo stesso, dopo aver portato il saluto della presidente in carica Federica Falchi, della presidente onoraria Annita Garibaldi, del segretario generale Sergio Goretti e di tutte le Sezioni della Associazione, ha sottolineato l’impegno a favore della Banda Nazionale Garibaldina-Comunale di Poggio Mirteto, diretta per due decenni dal fratello del defunto M° Giacomo Di Mario che ha mantenuto in vita la tradizione musicale garibaldina di Poggio Mirteto, oggi rinvigorita dalla guida del M° Claudio Gamberoni, attraverso la cui tecnica e l’entusiasmo della presidente Denise Lupi, la Banda oggi è diventata una istituzione formativa di prestigio di giovani musicisti, alcuni dei quali militanti in alcune delle più prestigiose orchestre d’Europa.
Subito dopo il Sindaco Giancarlo Micarelli, socio della Sezione locale della ANVRG, ha portato il saluto della città ringraziando tutti i presenti per l’onore reso al cittadino defunto e alla città di Poggio Mirteto.
Alla cerimonia religiosa nella cattedrale prima e al commiato garibaldino sulla piazza poi, ha assistito una nutrita folla di garibaldini, di parenti e di amici perché Vincenzo era benvoluto da tutti in Sabina.