Data / Ora
Date(s) - 06/02/2020
17:30 - 19:30
Luogo
Museo del Risorgimento di Bologna
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Al Museo del Risorgimento di Bologna (Piazza Carducci) si inaugura il 6 febbraio 2020 alle 17,30 la mostra documentaria “Ebrei in camicia rossa. Mondo ebraico e tradizione garibaldina tra Risorgimento e Resistenza”.
La mostra curata da Eva Cecchinato, Federico Goddi, Andrea Spicciarelli e Matteo Stefanori, resterà aperta sino al 29 marzo.
Le visite guidate si terranno il 23 febbraio e il 29 marzo alle ore 11
Il 19 marzo alle ore 15 si terrà un incontro di studi al Museo Ebraico di Bologna (Via Valdonica 1/5)
INTRODUZIONE ALLA MOSTRA
La storia del Risorgimento italiano è anche la vicenda di una comunità – quella ebraica – che, attraverso la partecipazione col pensiero e l’azione di molti dei suoi rappresentanti, scelse di essere attiva protagonista nel processo di costruzione e di consolidamento dello Stato unitario. Un protagonismo che, molto spesso, volle dire indossare la camicia rossa dei volontari di Giuseppe Garibaldi.
Moltissimi furono infatti i volontari di origine ebraica che combatterono in difesa della Repubblica Romana nel 1849, si arruolarono nei Cacciatori delle Alpi dieci anni dopo, seguirono l’Eroe dei Due Mondi nella spedizione dei Mille, al Volturno, e quindi in Aspromonte, a Bezzecca, a Mentana, a Digione.
Attraverso la partecipazione alle lotte per l’indipendenza e l’unità della Penisola, si evidenziava la piena aderenza agli ideali patriottici e nazionali da parte di una comunità che aspirava a dirsi italiana a pieno titolo, dopo l’“emancipazione” introdotta dallo Statuto Albertino nel 1848, con la quale gli ebrei, dapprima nello stato sardo e poi in quello italiano, poterono godere appieno di tutti i diritti civili e politici.
Medici, avvocati, ufficiali dell’esercito, professori universitari, e poi deputati, senatori, ministri e infine Presidenti del Consiglio: nel primo quarantennio dell’Italia unita, personaggi del calibro di Cesare Parenzo, Eugenio Ravà, Alessandro Fortis e Riccardo Luzzatto diedero il loro contributo allo sviluppo sociale e politico del Paese.
Quando poi la tradizione garibaldina venne ripresa dal figlio di Garibaldi, Ricciotti, in occasione delle rivolte cretesi del 1897, nuovamente la comunità ebraica rispose, accorrendo ad Atene, e poi in Francia nel 1914, e l’anno successivo nelle trincee della Prima guerra mondiale, indossando sempre la camicia rossa.
Nel primo dopoguerra i veterani delle patrie battaglie e i reduci della Brigata Alpi si ritrovarono uniti sotto la bandiera dell’associazionismo garibaldino, ma ben presto anche questo mondo dovette fare i conti con la nascita del regime mussoliniano. La stessa famiglia Garibaldi vide suoi esponenti compiere scelte diametralmente opposte: Ezio Garibaldi sposò convintamente la causa fascista, mentre suo fratello Sante scelse la strada dell’esilio e della militanza antifascista.
Se la guerra d’Etiopia vide un garibaldinismo in camicia nera richiamarsi al consueto pantheon risorgimentale, fu solamente con i volontari nella Guerra civile spagnola e poi nella Resistenza che si «restituì Garibaldi all’Italia»: anche in queste occasioni, infatti, furono tanti i garibaldini di origine israelita che combatterono nel nome di quella tradizione e di quelle idealità, contribuendo alla rinascita democratica dello Stato italiano e dell’associazionismo garibaldino su basi antifasciste e antirazziste.
Il percorso espositivo si articola in 17 pannelli di carattere generale e 9 biografici, al fine di fornire un quadro chiaro del contesto storico-sociale nel quale si mossero i rappresentanti della comunità ebraica dal Risorgimento all’età liberale, dalla ripresa della tradizione garibaldina alla Grande Guerra, dal fascismo alla Guerra civile spagnola, dalla Resistenza alla rinascita democratica del Paese.
La mostra, a cura di Eva Cecchinato, Federico Goddi, Andrea Spicciarelli e Matteo Stefanori, è stata realizzata dall’Associazione Nazionale Veterani e Reduci Garibaldini “Giuseppe Garibaldi” (ANVRG) grazie al contributo annuale del Ministero della Difesa, con il patrocinio del Museo civico del Risorgimento di Bologna e del Museo Ebraico di Bologna.
Realizzata su pannelli, nella sua tappa bolognese la mostra è corredata di cimeli e documenti originali conservati nel museo e normalmente non visibili al pubblico o provenienti da collezioni private.
INVITO