a cura di Eva Cecchinato, Federico Goddi, Andrea Spicciarelli e Matteo Stefanori
Grazie al finanziamento del Ministero della Difesa ricevuto in occasione dell’80° anniversario dalla promulgazione delle leggi razziali del 1938, l’Ufficio storico dell’ANVRG ha realizzato una mostra itinerante incentrata sul tema del rapporto tra mondo ebraico italiano e tradizione garibaldina dal titolo: Ebrei in camicia rossa: mondo ebraico e tradizione garibaldina dal Risorgimento alla Resistenza, a cura di Eva Cecchinato, Federico Goddi, Andrea Spicciarelli e Matteo Stefanori, con il patrocinio del Museo civico del Risorgimento di Bologna e il Museo ebraico di Bologna.
Il percorso espositivo si articola in 17 pannelli di carattere generale e 9 biografici che forniscono un chiaro quadro del contesto storico-sociale nel quale si mossero i rappresentanti della comunità ebraica dal Risorgimento all’età liberale, dalla ripresa della tradizione garibaldina alla Grande Guerra, dal fascismo alla Guerra civile spagnola, dalla Resistenza alla rinascita democratica del Paese.
Moltissimi furono i volontari di origine ebraica che combatterono in difesa della Repubblica Romana nel 1849, si arruolarono nei Cacciatori delle Alpi dieci anni dopo, seguirono l’Eroe dei Due Mondi nella spedizione dei Mille, al Volturno, e quindi in Aspromonte, a Bezzecca, a Mentana, a Digione. Attraverso la partecipazione alle lotte per l’indipendenza e l’unità della Penisola, si evidenziava la piena aderenza agli ideali patriottici e nazionali da parte di una comunità che aspirava a dirsi italiana a pieno titolo, dopo l’“emancipazione” introdotta dallo Statuto Albertino nel 1848, con la quale gli ebrei, dapprima nello stato sardo e poi in quello italiano, poterono godere appieno di tutti i diritti civili e politici. Medici, avvocati, ufficiali dell’esercito, professori universitari, e poi deputati, senatori, ministri e infine Presidenti del Consiglio: nel primo quarantennio dell’Italia unita, personaggi del calibro di Cesare Parenzo, Eugenio Ravà, Alessandro Fortis e Riccardo Luzzatto diedero il loro contributo allo sviluppo sociale e politico del Paese. Quando poi la tradizione garibaldina venne ripresa dal figlio di Garibaldi, Ricciotti, in occasione delle rivolte cretesi del 1897, nuovamente la comunità ebraica rispose, accorrendo ad Atene, e poi in Francia nel 1914, e l’anno successivo nelle trincee della Prima guerra mondiale, indossando sempre la camicia rossa. Nel primo dopoguerra i veterani delle patrie battaglie e i reduci della Brigata Alpi si ritrovarono uniti sotto la bandiera dell’associazionismo garibaldino, ma ben presto anche questo mondo dovette fare i conti con la nascita del regime mussoliniano. La stessa famiglia Garibaldi vide suoi esponenti compiere scelte diametralmente opposte: Ezio Garibaldi sposò convintamente la causa fascista, mentre suo fratello Sante scelse la strada dell’esilio e della militanza antifascista. Se la guerra d’Etiopia vide un garibaldinismo in camicia nera richiamarsi al consueto pantheon risorgimentale, fu solamente con i volontari nella Guerra civile spagnola e poi nella Resistenza che si «restituì Garibaldi all’Italia»: anche in queste occasioni, infatti, furono tanti i garibaldini di origine israelita che combatterono nel nome di quella tradizione e di quelle idealità, contribuendo alla rinascita democratica dello Stato italiano e dell’associazionismo garibaldino su basi antifasciste e antirazziste.
La mostra è stata inaugurata e presentata per la prima volta il 6 febbraio 2020 al Museo civico del Risorgimento di Bologna.
Gli eventi legati a questa mostra:
Mostra a Bologna sugli “Ebrei in camicia rossa”
Conversazione sulla mostra “Ebrei in camicia rossa”
Riapertura sino al 15 luglio della mostra sugli ebrei in camicia rossa al Museo del Risorgimento di Bologna
INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA A RIOFREDDO – MUSEO DELLE CULTURE – VILLA GARIBALDI
4 OTTOBRE 2020 ore 12
CONVEGNO AL MUSEO EBRAICO DI BOLOGNA DEL 14 OTTOBRE 2020
sul volontarismo ebraico (1848-1945)
Video al seguente link: : https://youtu.be/vCFIEHCz1C0