Ebrei in camicia rossa. Mondo ebraico e tradizione garibaldina dal Risorgimento alla Resistenza a cura di Eva Cecchinato, Federico Goddi, Andrea Spicciarelli e Matteo Stefanori
Si deve a un rinnovamento storiografico affermatosi solo in anni recenti l’affiancamento al paradigma del Risorgimento come movimento di riscatto e indipendenza nazionale, dell’immagine rimasta a lungo inesplorata, ma non per questo di minore interesse e incisività, del movimento di emancipazione civile e sociale di cui furono attive protagoniste le comunità ebraiche presenti in Italia.
È dedicata al tema del forte impegno volontaristico di questa minoranza, nel più ampio quadro del rinnovamento politico che investì l’intera società italiana nel processo di costruzione e consolidamento dello Stato unitario, la mostra Ebrei in camicia rossa. Mondo ebraico e tradizione garibaldina dal Risorgimento alla Resistenza inaugurata al Museo civico del Risorgimento di Bologna giovedì 6 febbraio alle ore 17.30, per restare aperta fino al 29 marzo 2020. Prima tappa di un progetto espositivo itinerante a cura di Eva Cecchinato, Federico Goddi, Andrea Spicciarelli e Matteo Stefanori, l’iniziativa è realizzata dall’Associazione Nazionale Vete- rani e Reduci Garibaldini “Giuseppe Garibaldi” (ANVRG) grazie al contributo del Ministero della Difesa, con il patrocinio del Museo civico del Risorgimento di Bologna e del Museo Ebraico di Bologna.
Il percorso espositivo si articola in 17 pannelli di carattere generale e 9 biografici che forniscono un chiaro quadro del contesto storico-sociale nel quale si mossero i rappresentanti della comunità ebraica dal Risorgimento all’età liberale, dalla ripresa della tradizione garibaldina alla Grande Guerra, dal fascismo alla Guerra civile spagnola, dalla Resistenza alla rinascita democratica del Paese. A questi testi didattici e divulgativi si affianca una ricca selezione di materia- li normalmente non visibili al pubblico, scelti tra il patrimonio conservato nella biblioteca e nell’archivio del Museo civico del Risorgimento (documenti, fotografie, uniformi, armi, cimeli) e altri oggetti provenienti da collezioni private. Tra queste va menzionata per rilievo la raccolta della Sezione di Bologna dell’ANVRG, depositata presso il museo nel 1997 per volontà dell’allora presidente Gian Giacomo Albertelli, che comprende tutto il materiale fino ad allora conser- vato presso la sede di Porta Galliera. Il complesso dei materiali, pertinente sia alla Associazione nazionale veterani e reduci garibaldini della locale sezione e della Federazione regionale Emilia-Romagna, sia all’Associazione Fratellanza garibaldina, consiste in un nucleo di oggetti e in un nucleo documentario che comprende libri, periodici e ritagli di giornali, fotografie e documenti inerenti l’attività societaria (corrispondenza, documentazione contabile, elenchi dei soci, atti relativi l’organizzazione di cerimonie ed eventi commemorativi, etc.) lungo un arco cronologico che va dalla fine dell’Ottocento agli inizi degli anni ’90 del Novecento.
Moltissimi furono i volontari di origine ebraica che combatterono in difesa della Repubblica Romana nel 1849, si arruolarono nei Cacciatori delle Alpi dieci anni dopo, seguirono l’Eroe dei Due Mondi nella spedizione dei Mille, al Volturno, e quindi in Aspromonte, a Bezzecca, a Mentana, a Digione. Attraverso la partecipazione alle lotte per l’indipendenza e l’unità della Penisola, si evidenziava la piena aderenza agli ideali patriottici e nazionali da parte di una comunità che aspirava a dirsi italiana a pieno titolo, dopo l’“emancipazione” introdotta dallo Statuto Albertino nel 1848, con la quale gli ebrei, dapprima nello stato sardo e poi in quello italiano, poterono gode- re appieno di tutti i diritti civili e politici. Medici, avvocati, ufficiali dell’esercito, professori universitari, e poi deputati, senatori, ministri e infine Presidenti del Consiglio: nel primo quarantennio dell’Italia unita, personaggi del calibro di Cesare Parenzo, Eugenio Ravà, Alessandro Fortis e Riccardo Luzzatto diedero il loro contributo allo sviluppo sociale e politico del Paese. Quando poi la tradizione garibaldina venne ripresa dal figlio di Garibaldi, Ricciotti, in occasione delle rivolte cretesi del 1897, nuovamente la comunità ebraica rispose, accorrendo ad Atene, e poi in Francia nel 1914, e l’anno successivo nelle trincee della Prima guerra mondiale, indossando sempre la camicia rossa. Nel primo dopoguerra i veterani delle patrie battaglie e i reduci della Brigata Alpi si ritrovarono uniti sotto la bandiera dell’associazionismo garibaldino, ma ben presto anche questo mondo do- vette fare i conti con la nascita del regime mussoliniano. La stessa famiglia Garibaldi vide suoi esponenti compiere scelte diametralmente opposte: Ezio Garibaldi sposò convintamente la causa fascista, mentre suo fratello Sante scelse la strada dell’esilio e della militanza antifascista. Se la guerra d’Etiopia vide un garibaldinismo in camicia nera richiamarsi al consueto pantheon risorgimentale, fu solamente con i volontari nella Guerra civile spagnola e poi nella Resistenza che si «restituì Garibaldi all’Italia»: anche in queste occasioni, infatti, furono tanti i garibaldini di origine israelita che combatterono nel nome di quella tradizione e di quelle idealità, contri- buendo alla rinascita democratica dello Stato italiano e dell’associazionismo garibaldino su basi antifasciste e antirazziste.
Nel corso della mostra sono previste due visite guidate, gratuite con biglietto di ingresso del museo: domenica 23 febbraio 2020 h 11.00, con Andrea Spicciarelli; domenica 29 marzo 2020 h 11.00, con Andrea Spicciarelli e Francesca Panozzo.
In occasione della mostra, giovedì 19 marzo 2020 alle ore 15.00, è inoltre previsto un incontro di studi presso il Museo Ebraico di Bologna, in via Valdonica 1/5.
COME NOTO TUTTE LE INIZIATIVE CULTURALI CON LA PRESENZA DI PUBBLICO SONO STATE ANNULLATE PER L’EMERGENZA SANITARIA. TRA QUESTE ANCHE QUELLE COLLEGATE ALLA MOSTRA “EBREI IN CAMICIA ROSSA”. PERO’ IN QUESTO PERIODO DI DISTANZIAMENTO SOCIALE LA CULTURA NON SI FERMA!
Il Museo civico del Risorgimento di Bologna (in collaborazione con Associazione 8cento, Associazione Didasco Bologna e Associazione Amici della Certosa di Bologna) promuove sulla propria pagina Facebook la serie di dirette “La Storia#aportechiuse”.
Lunedì 6 aprile alle ore 18 si parlerà della mostra “Ebrei in camicia rossa” promossa dall’ANVRG, con intervento di Andrea Spicciarelli (curatore della stessa assieme ad Eva Cecchinato, Federico Goddi e Matteo Stefanori).
L’appuntamento è al seguente link: www.facebook.com/museorisorgimentobologna/
Vi aspettiamo!
COMUNICATO PER LA RIAPERTURA DELLA MOSTRA
La mostra Ebrei in Camicia Rossa. Mondo ebraico e tradizione garibaldina fra Risorgimento e Resistenza riapre al pubblico dopo più di due mesi. A causa dell’emergenza Covid-19 l’istituzione bolognese è stata costretta alla chiusura – al pari di tutto il settore culturale italiano – ma venerdì 22 maggio le porte di Casa Carducci riapriranno finalmente ai visitatori, i quali potranno seguire, lungo un percorso espositivo composto da 26 pannelli (17 di carattere generale e 9 biografici) le parabole di quei rappresentanti della comunità ebraica che scelsero di lottare per una doppia emancipazione, sociale e politica, dal Risorgimento fino alla rinascita democratica del Paese, passando per l’età liberale, la ripresa della tradizione garibaldina, la Grande guerra, il fascismo, la guerra civile spagnola e la Resistenza al nazifascismo.
L’esposizione, curata da Eva Cecchinato, Federico Goddi, Andrea Spicciarelli e Matteo Stefanori (progetto grafico di Simone Zappaterreno) è stata realizzata dall’ANVRG grazie al contributo del Ministero della Difesa e con il patrocinio del Museo civico del Risorgimento di Bologna e del Museo Ebraico di Bologna. Nella sua tappa petroniana, la mostra è corredata di cimeli e documenti originali conservati nel Museo e normalmente non visibili al pubblico, oppure provenienti da collezioni private.
La mostra è stata prorogata fino al 15 luglio 2020. A causa dell’emergenza sanitaria ancora in corso, il Museo del Risorgimento osserverà un orario ridotto: dal venerdì alla domenica (ore 10-14). Tutte le informazioni di accesso e le modalità per una corretta fruizione dell’esposizione sono reperibili a questo link: http://museibologna.it/risorgimento/documenti/102098. È vivamente consigliata la prenotazione on-line al sito: http://www.midaticket.it/eventi/museo-del-risorgimento.
Link ad un video esplicativo della mostra montato con la collaborazione dell’ufficio cultura del comune di Bologna :
https://www.youtube.com/watch?v=x0m-_ekNyiU
LA MOSTRA A RIOFREDDO
Il 4 ottobre sarà una giornata importante per il Comune di Riofreddo: sarà infatti una domenica all’insegna della tradizione garibaldina. Alla presenza del sindaco Giancarlo Palma, del direttore del Museo delle Culture Paolo Rosati e della presidente dell’ANVRG Annita Garibaldi Jallet alle ore 11, avrà luogo la messa a dimora, presso la Villa Garibaldi che fu casa di Ricciotti e della sua famiglia, della rosa “Anita Garibaldi” alla presenza di una delegazione del Museo e Biblioteca Renzi. Seguirà alle ore 12, all’interno del Museo delle Culture, l’inaugurazione della mostra “Ebrei in Camicia Rossa. Mondo ebraico e tradizione garibaldina fra Risorgimento e Resistenza” alla presenza dei curatori Eva Cecchinato, Federico Goddi, Andrea Spicciarelli e Matteo Stefanori (progetto grafico a cura di Simone Zappaterreno), promossa dall’Associazione Nazionale Veterani e Reduci Garibaldini e patrocinata dal Museo civico del Risorgimento di Bologna e dal Museo Ebraico di Bologna.
I 27 pannelli che compongono la mostra guideranno il visitatore lungo cento anni di storia italiana, a partire dell’epoca risorgimentale che, come si vedrà, fu anche la vicenda di una comunità – quella ebraica – che, attraverso la partecipazione col pensiero e l’azione di molti dei suoi rappresentanti, scelse di essere attiva protagonista nel processo di costruzione e di consolidamento dello Stato unitario. Questo protagonismo, molto spesso, volle dire indossare la camicia rossa dei volontari di Giuseppe Garibaldi: moltissimi furono infatti i volontari di origine ebraica che combatterono in difesa della Repubblica Romana nel 1849, si arruolarono nei Cacciatori delle Alpi dieci anni dopo, seguirono l’Eroe dei Due Mondi nella spedizione dei Mille, al Volturno, e quindi in Aspromonte, a Bezzecca e poi a Mentana e Digione. Attraverso la partecipazione alle lotte per l’indipendenza e l’unità della Penisola, si evidenziò la piena aderenza agli ideali patriottici e nazionali di una comunità che aspirava a dirsi italiana a pieno titolo, dopo l’“emancipazione” introdotta dallo Statuto Albertino nel 1848, con la quale gli ebrei, dapprima nello stato sardo e poi in quello italiano, poterono godere appieno di tutti i diritti civili e politici.
Quando poi la tradizione garibaldina venne ripresa dal figlio di Garibaldi, Ricciotti, in occasione delle rivolte cretesi del 1897, nuovamente la comunità ebraica rispose, accorrendo ad Atene, e poi in Francia nel 1914, e l’anno successivo nelle trincee della Prima guerra mondiale, indossando sempre la camicia rossa. Nel primo dopoguerra i veterani delle patrie battaglie e i reduci della Brigata Alpi si ritrovarono uniti sotto la bandiera dell’associazionismo garibaldino, ma ben presto anche questo mondo dovette fare i conti con la nascita del regime mussoliniano. La stessa famiglia Garibaldi vide suoi esponenti compiere scelte diametralmente opposte: Ezio Garibaldi sposò convintamente la causa fascista, mentre suo fratello Sante scelse la strada dell’esilio e della militanza antifascista.
Se la guerra d’Etiopia vide un garibaldinismo in camicia nera richiamarsi al consueto pantheon risorgimentale, fu solamente con i volontari nella Guerra civile spagnola e poi nella Resistenza che si «restituì Garibaldi all’Italia»: anche in queste occasioni, infatti, furono tanti i garibaldini di origine israelita che combatterono nel nome di quella tradizione e di quelle idealità, contribuendo alla rinascita democratica dello Stato italiano e dell’associazionismo garibaldino su basi antifasciste e antirazziste.
Il percorso espositivo si articola in 17 pannelli di carattere generale e 9 biografici, al fine di fornire un quadro chiaro del contesto storico-sociale nel quale si mossero questi personaggi dal Risorgimento all’età liberale, dalla ripresa della tradizione garibaldina alla Grande Guerra, dal fascismo alla Guerra civile spagnola, dalla Resistenza alla rinascita democratica del Paese.
Nel pomeriggio, alle ore 16, avrà infine luogo una visita guidata con presentazione della mostra alla presenza dei curatori. La prenotazione è obbligatoria: si invita pertanto a telefonare al numero 0774 92 91 86. Nei locali del Museo sarà obbligatorio indossare correttamente la mascherina in ottemperanza alle norme anti-COVID-19.